sabato 31 marzo 2012

Antares Cartesio 80/900



Ho acquistato nell'usato questo leggero rifrattore “entry level” per utilizzarlo come guida durante la fotografia a lunga posa. Ovviamente il telescopio nasce per l’osservazione astronomica vera e propria, quindi non mi sono lasciato sfuggire l’occasione per testarlo, non solo nel campo planetario (che dovrebbe essere quello a lui più congeniale, visto schema ottico e rapporto focale), ma anche nel deep sky. Prima di iniziare, voglio ricordare che il suddetto telescopio è fuori produzione da un po’ di tempo, quindi è reperibile ormai solo nell’usato.

-Diametro: 80mm (3,14”)
-Focale: 900mm
-Rapporto focale: f11,2.
-Schema ottico: doppietto Fraunhofer spaziato in aria tramite un anello nella cella.
-Peso: 2Kg con cercatore, barra e anelli di supporto.
-Focheggiatore: pignone/cremagliera con innesto da 31,8 mm.
-Cercatore: 6x24 con regolazione a quattro viti.
-Paraluce: a incastro.

Meccanica:
se dovessi riassumere la meccanica di questo telescopio in una parola, la parola sarebbe: “squallida”. La cella, il paraluce, il focheggiatore e il sostegno del cercatore, sono fatti in plastica.
Mentre per il paraluce e il sostegno del cercatore, la plastica è accettabile, per parti estremamente importanti come il focheggiatore e ancor di più la cella, tutto ciò diventa insostenibili.
Ruvido e impreciso, questo focheggiatore tende non solo a flettere, ma ad accentuare i difetti precedentemente descritti. Oltretutto, non presenta viti di blocco.
Il cercatore è affetto da forte luce diffusa e cromatismo evidente.Perciò, salvo pianeti, luna e stelle luminose, è inutilizzabile.
Dentro il tubo si trova un solo diaframma, un altro è situato all’interno del tubo del focheggiatore.

Ottica:
Questo doppietto spaziato in aria è privo di trattamento antiriflesso, cosa che lo penalizza (come vedremo) su soggetti deboli.

Star test:
Le figure di diffrazione hanno mostrato un cromatismo nella norma per un rifrattore f11,2. gli anelli sono abbastanza nitidi in intrafocale, ma tendono ad impastarsi in extra.
L’aberrazione più evidente era l’accentuato astigmatismo, ben visibile anche senza spingere con gli ingrandimenti. A 150x le stelle a fuco apparivano come nitide crocette, mentre si nota il classico cambio di asse nell’ovale delle figure di diffrazione passando da intrafocale ed extra. Aberrazioni come sferica e coma, o problemi come rugosità, tensioni o errori zonali, non sono stati da me rilevati.
La luce diffusa è presente ed accentuata, complice i pochi diaframmi interni.

Prova sul campo:

Ho usato il 66ED (66/400 mm) come telescopio di confronto montandoli insieme sulla Kenko.
Saturno: nonostante il 66ED, per star dietro all’Antares dovesse montare il barlow (televue 2x), le immagini che restituiva erano decisamente più luminose, contrastate e cromaticamente corrette dello spilungone. L’astigmatismo si sentiva e come, infatti, le immagini erano sempre un po’ impastate, indipendentemente dal seeing.
Luna: stessa cosa di sopra.
Non avere un trattamento antiriflesso penalizza molto l’Antares, tanto da annullare completamente il millimetro e mezzo in meno del 66ED
Nel deep sky la musica non cambia. L' osservazione degli ammassi aperti e delle nebulose è decisamente più piacevole nel 66ED, che, a differenza dell’80mm sfodera un fondo cielo scuro e stelle ad “punta di spillo”. La cosa deve far pensare, poiché è la dimostrazione di come nell’osservazione deep sky, non solo il diametro conta (parlando di telescopi di piccolo diametro ovviamente, con il crescere del diametro, crescono anche le variabili in gioco).

Conclusione:

senza dubbio il peggior telescopio mai acquistato, che, forse sarebbe stato accettabile fino a una decina di anni fa, ma non più oggi. Non ne consiglierei mai l’acquisto, salvo che non si cerchi un telescopio guida a prezzo ultrabasso, ma dopo averlo provato, credetemi… prendo più spesso a mente il termine “chi meno spende più spende”.

venerdì 20 gennaio 2012

Test Tecnosky 66ED




Gli obbiettivi ED (extralow Dispersion) prodotti, lavorati e intubati in Cina o a Taiwan, hanno in pochi anni invaso il mercato sotto forma di rifrattori apocromatici e semi-apocromatici dei più disparati diametri e rapporti focali, ormai reperibili a prezzi relativamente bassi.
Il Tecnosky 66ED è uno dei più piccoli rifrattori semi-apocromatici presenti sull’ormai sterminato mercato dell’astronomia amatoriale, e le sue potenzialità tecniche mi hanno spinto al suo acquisto come strumento “da balcone”.

Dati:

D: 66mm

F: 400mm

f:6

Obbiettivo: doppietto spaziato in aria con elemento in vetro ED in H-FK61

Focheggiatore: Cryford con demoltiplica 1:10

Innesto: 31.8mm

Paraluce: scorrevole

lunghezza: 31cm (paraluce ritratto)

Peso: 1.73 Kg

Meccanica :

L’intubazione è molto solida e curata, il focheggiatore cryford con demoltiplica non presenta giochi e possiede una perfetta scorrevolezza anche sotto carichi (relativamente) pesanti. oltretutto il corpo del focheggiatore posside una scala graduata, che può essere di aiuto per chi sceglie di farne un uso astrofotografico.
Mi lascia perplesso la scelta del costruttore di usare un focheggiatore da 31.8mm di grosso diametro e non uno da 50.8mm, decisamente meno limitativo in astrofotografia.
Il paraluce scorre in modo molto dolce sul tubo e quando è completamente ritratto lo strumento possiede una lunghezza di appena 31cm!
Una dozzina di diaframmi a scalino, uniti ad un ottima opacizzazione interna aiuta ad una miglior contenimento della luce diffusa.
Il telescopio possiede uno “zoccolo” in alluminio nero, con filettatura da ¼ per i treppiedi fotografici della larghezza di una staffa vixen, Il che ne permette un utilizzo semplice sia su treppiedi leggeri che su montature.

Star test:

Le figure di diffrazione sono simili, tuttavia in extrafocale si nota un immagine più impastata con un rinforzo dell’anello esterno, sintomo di aberrazione sferica.
Quest’aberrazione tuttavia è abbastanza leggera e non da problemi sul campo, infatti il punto di fuoco mi è parso piuttosto preciso.
Si nota una leggera colorazione azzurro-verdognola a testimonianza della non completa apocromaticità di quest’ottica (ricordo che un ottica, secondo la legge di Abbe, è definita apocromatica quando è capace di far convergere in un unico punto di fuoco i canali R,G e B).
Non ho notato astigmatismo, tensioni, rugosità o errori zonali. La luce diffusa è ottimamente controllata.
Il campo è curvo, ma sinceramente non mi da alcun problema durante le osservazioni.

Prova sul campo:

(serata fredda e ventosa con seeing pessimo)
Il fondo cielo scuro e le stello puntiformi rendono le osservazioni a largo campo molto performanti. Un oculare UWA come il mio widescan da 16mm, regala, grazie alla corta focale dello strumento, una visione mozzafiato dei campi stellari galattici .
M42 a 20x (E.S. 20mm) appare ben staccata dal fondo, con il trapezio in parte risolto e le strutture di polvere accentuate.
Gli ammassi stellari nell’Auriga sono molto graziosi e si presentano con centinaia di stelline a “punta di spillo”.
Giove, durante una seconda serata con seeing migliore , a 133x (TMB planetary 6mm+ barlow televue 2x+diagonale dialettrico William Optic 31.8) appare molto contrastato, il piccolo diametro attenua il disturbo seeing. Le fasce sono ben contrastate e appaiono frastagliate. Si nota però la mancanza di risoluzione a causa del diametro piuttosto modesto. passando dal piccolo ED al grosso 12” sembrava di riacquistare la vista!
Stesso discorso sulla luna.

Conclusione:

questo telescopio è davvero ben fatto in ogni singola parte, sia dal punto di vista estetico che da quello funzionale. Le ottiche sono ben lavorate, e possono dare soddisfazione sia in ambito visuale che fotografico. Utile come telescopio da viaggio o come strumento “complementare” grazie all’adattamento termico estremamente rapido. la sua leggerezza e la sua compattezza, aiutano non poco nel trasporto.
Perciò, considerando anche il prezzo molto abbordabile, mi sento di consigliare vivamente l’acquisto di questo telescopietto, capace di sfruttare al massimo i 66mm della sua ottica.

martedì 27 dicembre 2011

osservazione solare 23/12/11



Nel primo pomerigio della pre vigilia mi sono dedicato una mezz'oretta all'osservazione solare tramite un filtro Baader Planetarium in astrosolar e il mio nuovo "gingillo". Un Tecknosky 66ED.
la comodità di utilizzo di questo telescopietto e le immagini molto contastate che esso genera, mi hanno permesso in tutta facilità di buttare giù uno schizzo del sole in quel momento.

domenica 25 dicembre 2011

TMB Planetary II 6mm


Fino a poco tempo fa, il classico oculare da Hi-res era senza dubbio l’ortoscopico. Questo oculare, grazie al suo particolare schema ottico e alle poche lenti in esso contenute permette una correzione delle aberrazioni e un miglior contrasto rispetto a oculari di diverso tipo. Purtroppo, l’ortoscopico possiede un campo apparente piuttosto scarso (può variare dai 43° ai 47°) e un estrazione pupillare che con focali basse affatica in pochissimo tempo la vista.
Gli oculari planetary della TMB, mirano ad un alto contrasto unito alla comodità di un ampio campo apparente e una buona estrazione pupillare.

DATI TACNICI:

N° lenti: 6

D. barilotto: 31.8mm

aFOV°: 60°

EP: 12mm

Peso: 141g

ESTETICA E MECCANICA:

l’oculare è esteticamente molto curato. Possiede il corpo in alluminio anodizzato nero opaco con 2 strisce di gomma ruvida per la presa che gli girano attorno. Sempre sul corpo è stampato il marchio del produttore, la focale e la serie (Planetary II) .
Il comodo paraluce in gomma svolge bene la sua funzione e può essere richiuso se necessario.
Il barilotto, nero come il corpo, presenta la classica scanalatura di sicurezza. Il barilotto, contiene internamente un doppietto negativo che funge da lente di barlow per portare l’oculare alla giusta focale indicata (probabilmente la focale nativa è di 9mm)
Sulla grande lente dell’occhio si nota il classico colore verdino dei riflessi, il che indica il classico trattamento multistrato FMC (Fully Multi Coated) usato delle ditte asiatiche.
L’opacizzazione mi è parsa di buon livello.

PROVA SUL CAMPO:

Contrasto: Buono, non eccezionale ma sicuramente buono.

Luce diffusa: accentuata

Astigmatismo: N/D

Distorsione: N/D (campo piano)

Ab. Cromatica: leggerissima anche su stelle bianche luminose (questo oculare restituisce immagini piuttosto “neutre”)

Ab. Sferica: N/D

Coma: leggero sul bordo

Immagini fantasma: N/D

Riflessi: N/D

Parallasse: con il paraluce abbassato è davvero fastidiosa, ma alzando quest’ultimo diventa più che tollerabile. la parallasse di questo oculare è introdotta dal barlow di serie montato nel barilotto, per cui, credo che il “fratelli maggiori” che non portano il doppietto negativo, possiedano una parallasse decisamente minore.

IN CONCLUSIONE

Sicuramente consigliabile, specie per chi come me possiede un Dobson. Questo oculare, grazie al suo aFOV° di 60° aiuta non poco l’inseguimento del soggetto ad alti ingrandimenti.
Anche il prezzo è più che abbordabile . Unico intoppo? In Italia non sono commercializzati, dovete acquistarli in UK o negli USA, oppure puntare all’usato come il sottoscritto.
Mi sento in dovere di aggiungere una cosa: devo ammettere che inizialmente non ero soddisfatto del mio acquisto. Le immagini più impastate rispetto a quelle del mio vecchio ortoscopico non mi convincevano affatto.
Ma poi ho notato una cosa. Osservare con un ortoscopico di 6mm è così fastidioso che alla fine, anche se l’immagine dell’ortoscopico è più contrastata, il fatto di osservare in tutta comodità giova alla visione stessa! TMB optical … hai fatto centro!

domenica 13 novembre 2011

è finita...finalmente!


nonostante questo sia un (modesto) blog, nel quale parlo di astronomia, vorrei dedicare qualche riga a l'evento che ha segnato la fine di quella che è stata l'epoca più squallida della storia italiana.
ieri sera (12/11/2011),alle 21.44, fra gli insulti, i cori e i lanci di monetine stile Craxi della folla, l'ex premier Silvio Berlusconi si è dimesso dalla carica consegnando la lettera al presidente Napolitano sul colle più alto della città eterna.
certo, sicuramente l'uscita di scena di questa figura non significa la fine dei problemi economici e politici dell'italia, ma sicuramente è un passo in avanti, teso ad un cambiamento, e questo è sicuramente un bene in una politica piuttosto "statica".
si spera che da qui a poco, l'Italia torni ad essere il paese della letteratura, dei poeti e dell'arte, invece che del "bunga bunga".
Credo che questo paese lo meriti...

domenica 30 ottobre 2011

Kellner TS 32mm



Questo oculare da 2” mi è stato dato di serie con il Dobson GSO da 12” dalla ditta Tecnosky, in una scatola di cartone di infima qualità e con i 2 tappi.
L’oculare si presenta solido, con una comoda fascia centrale in gomma ruvida per la presa e un paraluce molto ampio, le lenti appaiono con una sfumatura verdastra, indice del classico trattamento antiriflesso delle ditte asiatiche.
Il corpo, compreso il barilotto, è in alluminio anodizzato e porta sopra stampato la focale, il marchio del rivenditore (TS, telescope-service), la scritta “wide field” e il tipo di trattamento anti-riflesso (FMC.)
Il barilotto presenta la scanalatura di sicurezza ed ha una buona opacizzazione interna, anche sulla filettatura per i filtri.
Le finiture si possono definire di medio livello, nella media dei prodotti cinesi/taiwanesi attualmente in produzione.
Il paraluce di gomma aiuta l’occhio a posizionarsi al centro e funziona molto bene per eliminare riflessi di luci parassite laterali.

DATI GENERALI

D. barilotto: 2” (50,8mm)

Numero di lenti: 3 divise in 2 gruppi .

Peso: 300 g circa

AFOV° : 55°

PROVA SUL CAMPO

Contrasto: discreto.

Luce diffusa: piuttosto accentuata.

Cromatismo: visibile anche su stelle non particolarmente luminose.

A. sferica: si avverte in quanto il punto di fuoco è meno preciso del previsto.

Astigmatismo: presente ai bordi estremi.

Distorsione: leggera.

Parallasse: molto leggera, ma con il paraluce è praticamente irrilevante.

Riflessi: assenti.

Immagini Fantasma: assenti.

CONCLUSIONI
Essendo un oculare “di serie” non ci si potevano certo aspettare un grande risultato, ma visto il prezzo piuttosto basso (specie nell’usato), non mi sento di sconsigliarlo, sopratutto se si usa come oculare cercatore o per serate pubbliche. sinceramente, se si vuole davvero osservare con un oculare di questa focale, conviene mettere mano al portafoglio...

venerdì 8 luglio 2011

Ortoscopici Unitron T-Japan (Kasai) 9-7mm


ho testato a fondo questi 2 ortoscopici made in Japan sul mio newtoniano f5, ricavandone una buona impressione generale.

Meccanica/estetica:

la meccanica è molto solida e robusta come da tradizione giapponese. Gli oculari sono pesanti e dall’aspetto molto solido , il barilotto in ottone è spesso, liscio e con una resistente cromatura, senza scanalatura di sicurezza.
Il corpo di ottone (?) verniciato di nero con la forma a tronco di cono mi è parso di adeguata comodità dorante l’osservazione per “controbilanciare” la bassa estrazione pupillare.
L’opacizzazione interna mi è parsa molto buona.
Il trattamento antiriflesso “multi coated” dona alle lenti riflessi azzurrini
L’estetica è spartana, senza fronzoli inutili, il corpo dell’oculare porta scritto in cima la focale, il trattamento e lo schema ottico, di lato è incollato un piccolo adesivo con la scritta T-japan. Essendo questi oculari commercializzati all’epoca dalla ditta Unitron di Roma, portano in cima, vicino ai dati sopra riportati l’ incisione azzurra del nome “Unitron” a lettere maiuscole.

Prova sul campo :

questo schema ottico, non è molto adatto alle osservazioni deep sky, a causa del campo apparente molto ristretto, che può variare dai 43° ai 47°, che ,specie su telescopi non motorizzati, può dare qualche problema all’inseguimento. Tuttavia, grazie alle qualità sotto riportate, ho notato un ottima resa su oggetti poco estesi come nebulose planetarie e globulari.

Incisione: molto buona in entrambi i modelli.

Luminosità: in entrambi gli esemplari è molto buona, grazie alla presenza di “sole” 4 lenti nel progetto ottico (4 lenti in 2 gruppi, 3/1 ).

Luce diffusa: evidente nel 9mm, presente in maniera minore nel “fratellino” da 7mm su oggetti particolarmente luminosi.

Riflessi: N/D.

Coma: N/D.

Immagini fantasma: N/D.

Astigmatismo: nel 9mm è evidente ai bordi estremi ma non presente al centro, nel 7mm invece l’immagine risulta astigmatica in praticamente tutto il campo (anche se al centro in maniera piuttosto modesta).

Aberrazione cromatica: su oggetti stellari particolarmente luminosi (provato su Vega) , questa aberrazione si presenta nel 9mm leggerissima e nel 7mm è appena percepibile.

Aberrazione Sferica: entrambi gli oculari presentano un fuoco molto preciso, segno di una perfetta correzione della sferica.

In conclusione:

questi oculari sono ancora acquistabili in italia marchiati Kasai per una cifra di circa 80€.
Sconsiglio di acquistare questi oculari NUOVI.
consiglio invece di aggiungere 15-20€ al budget e acquistare gli ortoscopici della tedesca Baader Planetarium, che vantano trattamenti ottici fra i migliori attualmente in commercio, notevolmente più avanzati dei “fratelli” nipponici e una meccanica più gradevole e curata, oppure puntare nell’usato, all’interno del quale si possono trovare per circa la metà del prezzo del nuovo. Ma se si vuole più comodità e un campo più generoso, consiglio di rivolgersi verso moderni oculari planetari, decisamente più comodi e con prezzi ormai abbordabilissimi.