giovedì 30 giugno 2011

Astronomik CLS




Il filtro CLS è progettato per tagliare la porzione dello spettro visibile, nella quale emettono le lampade al Sodio e al mercurio dell’illuminazione pubblica, in modo da ottenere un abbassamento del chiarore del fondo cielo, rendendo più agevole e dettagliata la visione di soggetti deep sky da cieli urbani e sub-urbani.
Il filtro viene consegnato in una grossa scatola di plastica contenente un materiale spugnoso sul quale è riposto il filtro
Meccanica:
il barilotto è in alluminio anodizzato, leggero e resistente con sopra inciso marchio,tipo di filtro e un codice numerico.
Ho notato che il filtro, non è ben fissato nella sede, e si sposta di qualche decimo di millimetro tintinnando, ma essendo costituito da vetro PIANO, non crea problemi all’immagine, però può infastidire il fatto che un filtro di questo livello abbia simili problemi, sentendo diverse persone però, ho notato che solo alcuni filtri hanno questo problema, quindi generalmente non si presenta.
Prova sul campo:
sotto un cielo mediamente inquinato come il mio (mag. media stellare +5)il fondo cielo si scurisce vistosamente, lasciando intatta la luminosità degli oggetti e delle stelle, che però assumono una forte colorazione verde.
La cosa incredibile di questo filtro, e che può aiutare a staccare dal fondocielo tutti i tipi di oggetti deep sky, dalle nebulose ad emissione agli ammassi aperti o globulari.
Su nebulose come M42, l’effetto questo filtro è paragonabile a quello offerto dall’OIII omega optic, su oggetti come m57-27 invece l’effetto è ben più modesto.
Ha effetto addirittura su galassie di 12-13esima magnitudine (anche se in modo piuttosto modesto)
non ho notato riflessi interni introdotti dal filtro.
In conclusione
Se si tollera la forte colorazione delle stelle, lo trovo un filtro piuttosto consigliabile, fa bene ciò per cui è stato progettato.

giovedì 23 giugno 2011

Test widescan 16mm type III


il suddetto oculare è stato provato sul mio dobson da 12” f5, in una umida e calda serata estiva, attraverso un adattatore auto costruito in quanto non riesco ad andare a fuoco a causa della mancanza di bak focus del mio Newton. Cosa facilmente rimediabile artigianalmente, o mettendo mano al portafoglio acquistando l’adattatore 2”/1,25” a basso profilo della Baader Planetarium per la (sarcasticamente parlando) modica cifra di 28€.
Questo oculare è stato uno dei primi oculari ultragrandangolari a comparire sul mercato, possiede un AFOV° di ben 84°, formato da 31.8 e una costruzione generale di ottimo livello

MECCANICA ed ESTETICA:
l’intero oculare appare piuttosto massiccio,resistente e curato, come da tradizione Giapponese: possiede un corpo di alluminio anodizzato e un barilotto cromato in ottone piuttosto spesso e pesante,con la classica scanalatura di sicurezza.
L’itero oculare pesa 135 g.
Il paraluce ripiegabile in gomma, svolge bene il suo lavoro, ma va abbassato per permettere di godere a pieno dell’intero campo apparente.
L’opacizzazione interna del barilotto appare davvero ben fatta, anche sulla filettatura di alloggio dei filtri.
Le lenti presentano riflessi verdastri, il trattamento è multistrato.
In conclusione: ottima realizzazione generale.
Prova sul campo:

Luminosità: piuttosto buona senza segni di vignettatura.

Luce diffusa: è presente della luce diffusa attorno a stelle particolarmente luminose, ma in condizioni normali non da alcun fastidio.
Coma: il coma comincia a fare capolino intorno ai 60-65°, ma non mi ha causato alcun fastidio.

Incisione: l’incisione è buona, ma è ovvio che la moltitudine di lenti non si può pretendere una incisione molto alta, le stelle ad esempio sono sempre un po’ gonfie, meno puntiformi di come appaiono in un semplice Plossl, tuttavia per l’osservazione del cielo profondo si tratta di una prestazione più che buona.

Riflessi: è presente un molto debole su oggetti stellari particolarmente luminosi, non da alcun fastidio però.

Immagini Fantasma: si è presentata una leggera immagine fantasma inquadrando Vega, quindi, anche questo difetto si presenta nelle stesse condizione del riflesso, e come quest’ultimo non da alcun fastidio.

Astigmatismo: molto leggero oltre i 65, affatto fastidioso. Questa aberrazione è normale in oculari ultragrandangolari come questo.

Aberrazione cromatica: c’è una leggera iridescenza attorno a stelle molto luminose. Questo oculare da un immagine leggermente “calda”.

Curvatura di campo: la curvatura di campo è piuttosto accentuata (concava), ed è a mio parere il peggior difetto dell’oculare, in quanto, i difetti e le aberrazioni riportate sopra non danno problemi durante una normale osservazione.

In conclusione: questo oculare ha davvero buone prestazioni generali, anche se qualitativamente inferiori ad oculari di pari AFOV° più moderni come i Nagler, lo trovo davvero consigliabile, i suoi 84° di campo apparente sono davvero entusiasmanti da usare, e la sua realizzazione meccanica è davvero di ottimo livello. Nell’usato si trova intorno ai 90€.
Quindi se non disdegniate i compi curvi e disdegniate di dover sborsare oltre 250€ per un oculare di pari AFOV°(seppur qualitativamente molto buono)questo piccoletto degli occhi a mandorla potrebbe essere ciò che cercate!

mercoledì 22 giugno 2011

Test Explorer Scientific 70° F 20-10mm


Premetto dicendo che gli oculari che sto per descrivere, sono stati provati sul mio newtoniano f5 da 12” in configurazione dobson, in un’umida serata estiva.

MECCANICA ed ESTETICA
Il corpo degli oculari è realizzato in alluminio anodizzato, e presentano al centro un anello di gomma ruvida per una migliore presa. Il paraluce richiudibile in gomma mi è parso molto comodo, in quanto posiziona l’occhio alla giusta distanza, permettendo di cogliere comodamente l’intero campo di 70°.
Sfoggiano un barilotto di ottone cromato perfettamente lucido senza scanalatura di sicurezza.
L’estetica è piuttosto spartana (ricordano i Plossl Meade serie 4000) ma comunque curata e piacevole alla vista.
Il loro peso va dai 115 g per il 20mm ai 73g per il 10, il che li rende utilizzabili senza preoccupazioni anche su focheggiatori economici che tendono spesso a flettersi con un carico eccessivo.
Per quanto riguarda l’opacizzazione interna, non ne ho mai visto di peggiore, quella dei Kellner Konus è NETTAMENTE superiore (!)
L’interno del barilotto presenta la filettatura di innesto per i filtri perfettamente lucida, e la restante parte intera verniciata con un colore grigio scuro lucido (!!). (come può mai venire in mente di fare una opacizzazione lucida?)
Le lenti appaiono pure con dei riflessi verdastri, il che indica il classico trattamento multistrato usato dalle ditte asiatiche.

Prova sul campo:

Luminosità: molto buona in entrambi gli esemplari, grazie soprattutto alle sole 5 lenti previste dallo schema ottico.

Luce diffusa: piuttosto visibile nel 10 mm su soggetti luminosi quali Vega, stessa cosa nel 20mm ma in maniera minore.

Coma: presente in entrambi oltre i 60° (il che è comprensibile nel 20mm (75x) per ilrapporto focale spinto del telescopio, ma nel 10mm? (150x) .

Incisione: incisione generale molto buona, specie per il 20mm.

Riflessi: è presente un fastidioso riflesso su soggetti luminosi come Vega nel 20 mm, non ne ho rilevati invece nel 10mm invece.

Immagini fantasma: è presente un’immagine fantasma appena percepibile nel 20 mm se nel campo c’è una stella particolarmente luminosa, idem nel 10mm ma in modo un po’ più consistente.

Aberrazione cromatica: è presente una leggera e trascurabile iridescenza su oggetti stellari particolarmente luminosi. Interessante notare come il livello di aberrazione cromatica rimanga immutato anche al bordo estremo del campo(nonostante passi da un iridescenza di colore "caldo" in buona parte del campo e di colore "freddo" sul bordo estremo).

Astigmatismo: comincia ad essere percepibile in intra ed extrafocale oltre i 55-60°, ma non è affatto fastidioso.

Curvatura di campo: leggera (convessa)

Parallasse: non ho rilevato alcuna paralasse. ( NB: Con il dobson f5 la parallasse non è percepibile, ma con il Maksutov skywatcher da 90mm f13,8 la parallasse compare in modo molto fastidioso.)

In conclusione:
Sono oculari grandangolari di livello basso, se perdoniamo il facilmente rimediabile errore dell’opacizzazione interna, li trovo piuttosto consigliabili, in quanto comodi, leggeri e con un ottimo rapporto qualità/prezzo.